La Vetta Degli Dei [Extra Quality]
Il fotoreporter e alpinista Fukamachi Makoto, al termine di una spedizione sull'Himalaya, viene avvicinato da un nepalese che vuole vendergli la macchina fotografica appartenuta a George Mallory, alpinista britannico scomparso nel 1924 cercando di conquistare la vetta dell'Everest.
La vetta degli dei
Tornato in Giappone Fukamachi avvia una indagine personale alla ricerca di Habu, convinto di risalire a quel cimelio che potrebbe addirittura svelare il mistero dietro la scomparsa di Mallory, e la circostanza non secondaria del fatto che possa essere morto dopo aver raggiunto la vetta dell'Everest, che anticiperebbe di 29 anni la conquista ufficiale di questa vetta, modificando così la storia dell'alpinismo.
Accettata la proposta del fotoreporter, la spedizione di Habu parte con le regole rigidissime date per questa circostanza. In un passaggio estremamente difficoltoso, il maltempo improvviso mette a repentaglio la vita di entrambi. Habu rivede lo spettro di Buntaro ma stavolta, andando contro i suoi stessi principi, mette a repentaglio la propria vita per salvare il collega in difficoltà , riuscendoci. A questo punto Fukamachi torna al campo base mentre Habu tenta un disperato attacco alla vetta.
Il fotoreporter riceve dallo sherpa di Habu la tanto desiderata macchina fotografica che, come ebbe a raccontargli lo stesso nel bivacco dopo la disavventura sotto la vetta dell'Everest, era realmente di Mallory, del quale lui aveva scoperto il corpo in una precedente solitaria spedizione non completata.
Quando l'animazione è in grado di raccontare una storia che è pura poesia, di questo parleremo in questa recensione de La vetta degli dei, lungometraggio disponibile su Netflix dal 30 settembre 2021 che traspone il meraviglioso manga del maestro Jiro Tanigouchi, grazie alla regia di Patrick Imbert, cineasta e animatore francese che in questa produzione riesce veramente a stupire con un adattamento illuminato e in grado di rendere alla perfezione lo spirito, la filosofia e la profonda malinconia che caratterizzano l'opera cartacea. Presentato a Cannes nel 2021 il film ha visto, in altre parti del mondo, la sala come mezzo distributivo, al contrario del nostro paese dove è uscito direttamente in piattaforma per la delusione di noi appassionati che avremmo preferito godere delle bellissime immagini e delle atmosfere, potenti e suggestive, sullo schermo di una sala cinematografica. E credeteci quando vi diciamo che lo avrebbe meritato.
L'Everest, una delle vette più ambite e pericolose della Terra la cui prima scalata viene attribuita a Edmund Hillary e Tenzing Norgay nel 1953. Prima di loro, però, negli anni venti, due alpinisti tentarono l'impresa: Andrew Irvine e George Mallory che purtroppo perirono durante la scalata lasciando il mondo intero nel dubbio che siano stati loro i primi a raggiungere la vetta. È da questo incipit che scaturisce l'intera vicenda narrata in questo lungometraggio animato, dall reporter fotografico giapponese Fukamachi Makoto che si imbatte per caso nella macchina fotografica dei due sfortunati alpinisti settant'anni dopo. La prima volta però se la lascia sfuggire, presa da colui che sembra essere Habu Jôji, un celere alpinista scomparso dalle cronache sportive ormai da anni. Ossessionato dalla storia che quella macchina fotografica potrebbe rivelare, Makoto decide di ricostruire il percorso sportivo e di vita di Habu per poi rintracciarlo e recuperare così il prezioso oggetto.
Un giallo, un racconto sportivo, la narrazione di un desiderio, di un'esigenza a cui è impossibile dare un nome, La vetta degli dei è tutto questo e molto di più, è poesia in immagini, è racconto epico. La ricerca della macchina fotografica e la ricostruzione della vita di Habu veicolano la parte investigativa del film, un elemento che poi si va a fondere con la componente più intima del racconto, quella che è in grado di attribuire un significato profondo ad una storia che altro non è che una meravigliosa riflessione sulla vita, sull'ambizione di raggiungere degli obiettivi e sul significato che gli attribuiamo. La sceneggiatura in questo caso è magistrale, riesce a gestire alla perfezione tutte le sottotrame presenti con misura ed equilibrio, giostrandosi tra presente e passato senza sforzo, con naturalezza in un'ora e trentacinque minuti di pura bellezza e poesia in cui si viene catturati dalla storia come dalle immagini, che mettono in mostra scorci di natura selvaggia e impietosa che è impossibile dimenticare.
Furono George Mallory e il compagno Andrew Irvine i primi a scalare l'Everest l'8 giugno 1924? Solo la piccola macchina fotografica Kodak che portarono con sé potrebbe rivelare la verità . A Kathmandu, 70 anni dopo, un giovane reporter giapponese di nome Fukamachi riconosce la Kodak nelle mani del misterioso Habu Joji, un alpinista creduto disperso da anni. Ciò segna il suo ingresso in un mondo di ossessivi alpinisti, affamati di conquiste impossibili e desiderosi di raggiungere la vetta degli dei.
Il racconto segue il fotografo giapponese Makoto Fukamachi, che incontra uno scalatore giapponese di nome Habu Joji e si imbatte in una macchina fotografica che potrebbe essere appartenuta a George Mallory e potrebbe, quindi, svelare il grande mistero di quella tragica spedizione: erano arrivati in vetta? Da questo spunto di partenza, da questa indagine che Fukamachi intraprende e dal suo desiderio di approfondire la figura di Joji, che lo porterà poi a volerlo seguire in qualità di fotografo, nascono le vicende raccontate da un film che vive soprattutto di atmosfera, di potenza evocativa delle immagini e di intrigante taglio a metà fra il documentario e il dramma umano.
A giugno del 1924 si tenne la terza spedizione britannica per tentare la scalata del monte Everest. Entrambe le precedenti si erano fermate prima di raggiungere la vetta e la terza\u2026 la terza non si sa quali risultati abbia ottenuto. Andrew Irvine e George Mallory, infatti, non tornarono a casa e i loro resti vennero scoperti solo nel 1999, settantacinque anni dopo.
A questi eventi si aggancia il racconto di La vetta degli dei, romanzo di Baku Yumemakura del 1998, adattato in manga da Jiro Taniguchi qualche anno dopo e che oggi, dopo una distribuzione cinematografica in Francia, Giappone e qualche altro paese, raggiunge sotto forma di film d\u2019animazione gli schermi casalinghi di tutto il mondo tramite Netflix. Non si tratta, per\u00f2, di un anime, dato che \u00e8 una produzione in tutto e per tutto francese, che in certi aspetti estetici (e in parte delle ambientazioni) non pu\u00f2 che evocare l\u2019animazione di matrice asiatica ma allo stesso tempo ha le radici solidamente piantate in Europa, generando un interessante impasto stilistico e visivo.
Il racconto segue il fotografo giapponese Makoto Fukamachi, che incontra uno scalatore giapponese di nome Habu Joji e si imbatte in una macchina fotografica che potrebbe essere appartenuta a George Mallory e potrebbe, quindi, svelare il grande mistero di quella tragica spedizione: erano arrivati in vetta? Da questo spunto di partenza, da questa indagine che Fukamachi intraprende e dal suo desiderio di approfondire la figura di Joji, che lo porter\u00e0 poi a volerlo seguire in qualit\u00e0 di fotografo, nascono le vicende raccontate da un film che vive soprattutto di atmosfera, di potenza evocativa delle immagini e di intrigante taglio a met\u00e0 fra il documentario e il dramma umano.
Makamoto Fukamachi non scala montagne, si arrampica sulle notizie, fotografa alpinisti per una rivista specializzata, incappa in uno scoop che diventa la sua vetta personale: Habu Joji, famoso scalatore giapponese presunto disperso riemerge in quel di Khatmandu in possesso di una macchina fotografica che potrebbe appartenere allo storico alpinista George Mallory. La revisione della pellicola all'interno della macchina potrebbe rivelare la verità sulla fatale spedizione che vide Mallory e il suo compagno Andrew Irvine tentare l'impresa di raggiungere la vetta dell'Everest
Netflix ha acquistato i diritti internazionali (tranne in Francia, Benelux, Cina, Giappone e Corea dove uscirà nelle sale) del lungometraggio animato La vetta degli dei (Le Sommet des Dieux).
Alcune aziende si sono già mosse negli ultimi anni, fissando degli obiettivi al loro interno per ridurre le disparità . Il gigante farmaceutico Roche si è dato ad esempio come obiettivo di raggiungere una quota del 20% nel suo top management entro la fine del 2014.
(Alliance News) - Piazza Affari martedì ha chiuso in rialzo la seconda sessione della settimana, posizionando l'asticella dei punti su quota a 26.800, con i trading desk che che valutano l'ultimo rapporto CPI degli Stati Uniti. Il dato ha mostrato che l'inflazione è ancora in aumento ma a un ritmo più lento.
"Splendida riuscita dei tre giorni promossi dall' associazione FAG all' insegna della valorizzazione del territorio e dell' accrescimento didattico degli studenti forestali del Dipartimento di Agraria. Il Presidente Federico Minniti, con il sostanziale aiuto dei ragazzi del direttivo FAG si sono fatti promotori di un gemellaggio che ha visto le delegazioni delle Ausf Viterbo (Università degli Studi della Tuscia) e Ausf Napoli (Università Federico II di Napoli) partecipare ad una visita al nostro Dipartimento, con un' accoglienza degna delle nostre tradizioni. Il Bar del Dipartimento ha infatti organizzato un buffett di benvenuto con piatti tipici calabresi molto apprezzati dagli studenti. Successivamente hanno preso parte al seminario "La Calabria Forestale: Sistemi di Gestione e Valorizzazione del Territorio" dove, con i saluti iniziali del Direttore Giovanni Gulisano e gli interventi dei Professori del Corso di Laurea in Scienze Forestali di Reggio Calabria, hanno ricevuto un' introduzione di quello che sarebbero andati a visitare nei giorni successivi. 041b061a72